I bambini dopo i 3 anni superano il “periodo critico” del sonno. In altre parole la fase REM raggiunge i livelli dell’adulto e non è più predominante; dunque il bambino può potenzialmente dormire tutta la notte. Già anche prima dei 3 anni può dormire tutta la notte, ma la fase REM è ancora molto ampia e comporta risvegli più facili e più frequenti.
Inoltre, lo sviluppo cerebrale vede il compimento della lateralizzazione dei due emisferi; il cervello si avvicina dunque sempre più a quello degli adulti. Non dobbiamo dimenticare che a livello emotivo il bambino ha ancora bisogno della presenza, vicinanza e rassicurazione dei genitori.
Le problematiche legate al sonno, d’ora in poi, saranno prevalentemente di tipo emotivo. Fino ai 3 anni è notevole l’influenza fisiologica di un sistema cerebrale che deve ancora strutturarsi; dal 3° anno in poi, invece, è la parte emotiva che ha ancora bisogno di sostegno, aumentando le sfide quotidiane.
I genitori hanno ormai avuto modo di conoscere e comprendere il temperamento del figlio, i suoi ritmi, le modalità preferite di addormentamento. Avranno anche imparato quali sono le strategie più funzionali per addormentarlo. Possono esserci dei periodi in cui tutto cambia e sembra di non riconoscere più il proprio bambino. Spesso sono momenti passeggeri legati a qualche malessere fisico o a qualche situazione che il piccolo sta attraversando .
Abbiamo però ora uno strumento in più che prima non era disponibile: il linguaggio! Il bambino è in grado di verbalizzare quello che gli sta succedendo; sta acquisendo una certa competenza verbale e di ascolto per cui, a modo suo, riuscirà a comunicare cosa lo turba.
A 3 anni i bambini hanno già sperimentato situazioni di separazione dai genitori. Per andare all’asilo nido o alla scuola materna, la notte spesso dormono nel loro lettino. Questo non vuol dire che siano completamente autonomi nel momento dell’addormentamento e che non abbiano bisogno di essere accompagnati. La separazione può rappresentare ancora un momento difficile per un bambino che cominciamo a definire “grande”. Questo accade soprattutto se i genitori lavorano fino a tardi. Può accadere anche se ci sono eventi che modificano la sua routine. Ad esempio l’inizio della scuola materna, un trasferimento, l’arrivo di un fratellino, possono far aumentare nel piccolo il bisogno di contatto e vicinanza con i genitori.
Cosa favorisce il sonno del bambino dopo i 3 anni ?
1) Per accompagnare la separazione può servire qualche oggetto.
Basta un peluche, un gioco morbido, una coperta, un fazzoletto, uno straccetto, qualcosa che il bambino usi come sostituto della madre e del padre. È un oggetto che il bambino ricerca nei momenti di stanchezza o tristezza, che tiene accoccolato a sé, con cui crea un contatto viscerale. Stiamo parlando del cosiddetto “oggetto transazionale” che appunto dà quella sicurezza al piccolo per affrontare le sue paure, è quella sorta di protezione che sente di avere su di sé quando fisicamente o emotivamente i genitori non sono presenti perché occupati in altre attività.
È bene favorire l’ attaccamento con un oggetto caricato così affettivamente. Questo perché rappresenta una forma intermedia di presa di autonomia: il bambino trova delle modalità col suo “oggetto speciale” per affrontare da solo la notte o momenti di paura o di scoramento. Certo non funzionerebbe se il bambino dovesse sempre contare sull’oggetto transazionale perchè i genitori sono poco presenti e spesso assenti, funziona bene quando fa da sostituto di figure genitoriali comunque presenti e che rispondono alle sue esigenze.
2) I rituali dell’addormentamento sono un ottimo strumento per il bambino.
Quest’ultimo così sa quando sta arrivando il momento di andare a letto e questo lo rende meno dipendente dal genitore poiché ormai ha imparato cosa lo aspetta dopo quelle routine.
Non è sempre facile mandare a dormire un bambino di 3 anni o più che ha ancora tanta voglia di fare molte cose, di stare con i genitori, di giocare, ma spesso routine che anche lui ha scelto, con attività che gli piace fare lo aiutano ad accettare che è arrivato il momento di dormire. Faccio degli esempi: lavarsi i denti poi leggere insieme un libro, una favola, inventare una storia, oppure salutare tutti i pupazzi poi fare un po’ di coccole con papà o mamma. Insomma ogni famiglia trova i rituali che più preferisce , importante è che si ripetano più o meno uguali alla solita ora ogni sera, accompagnando così gradualmente il piccolo alla nanna.
Cercare di attuare una routine sostiene anche i genitori che sono sempre impegnati tra mille faccende e avere un ritmo li aiuta ad incanalare le loro energie e allo stesso tempo a dare dei limiti al piccolo, di cui lui farebbe volentieri a meno ! Invece la sua tranquillità è legata anche a questo, i bambini amano le abitudini, amano la sicurezza che gli deriva dal sapere cosa accadrà e dal poter gestire la situazione .
Anche convincerli ad andare a letto ad un’ora decente può essere un’impresa! l’orario varia molto in base alla situazione familiare, ai ritmi, al lavoro dei genitori e alla presenza di altri figli. Ricordiamo che se il bambino è stanco impiegherà di più ad addormentarsi!
3) Le paure possono ostacolare il sonno.
Parlare di notte e di separazione ci porta a parlare anche di paure che possono ostacolare l’addormentamento; la paura del buio o dei mostri, quella di restare soli, che ci sia qualcuno nella stanza. Tutte queste paure non vanno banalizzate, per il piccolo sono reali! è bene non sminuirle né negarle ma rassicurarlo e riconoscere il giusto valore di quello che sperimenta. Anzi, se la paura si ripresenta nei giorni successivi, si possono preparare strumenti che lo facciano sentire supportato. Un esempio? La bacchetta magica! Lo aiuterà ad allontanare i mostri, da costruire insieme a lui, facendogli scegliere dove tenerla per poterla usare quando ne sente il bisogno.
In altri articoli parleremo più approfonditamente delle paure; accenniamo solo ad un disturbo del sonno che si presenta in questa fascia di età: il pavor nocturnus; può spaventare il genitore, ma che è comunque passeggero e probabilmente legato a qualche evento emotivamente faticoso per il piccolo. Il bambino appare agitato, suda, trema, aumentano il battito e la respirazione; a volte gli occhi sono sbarrati ma la cosa particolare è che sta dormendo anche se sembra sveglio.
Le raccomandazioni sono di non svegliarlo né toccarlo con troppo forza ma stargli vicino , parlargli con dolcezza e a voce bassa e se non mostra fastidio toccarlo con molto delicatezza.
Accompagnare il bambino al sonno rimane sempre una buona pratica. I bambini da 3 a 5 anni, prima di addormentarsi, hanno ancora molto bisogno della sicurezza emotiva che sperimentano a pieno quando hanno i genitori vicini.
Denise Pagano – Psicologa