Il sonnambulismo spesso spaventa chi non è a conoscenza di ciò che gli studi hanno compreso di questo fenomeno.
Vediamo di fare un po’ di chiarezza e di rispondere alle domande più frequenti di genitori di bambini che hanno manifestato episodi di sonnambulismo.
Che cos’è il sonnambulismo?
- E’ un disturbo del sonno, classificato tra le parasonnie;
- L’esordio è, generalmente, in età pediatrica;
- C’è una maggiore incidenza tra i 3 e i 12 anni (il picco massimo si ha tra i 7 e i 12 anni), nonostante possa manifestrasi a qualunque età.
- Si attiva nella fase di sonno più profondo (NREM), dunque in genere dopo circa un’ora circa dall’addormentamento e comunque tendenzialmente nelle prime 2-3 ore del sonno.
- È caratterizzato da attività motorie automatiche (come mettersi seduti, scendere dal letto, camminare…). Tali attività sono svolte senza averne consapevolezza e continuando a dormire. Nonostante il bambino infatti abbia gli occhi aperti, non è vigile e non ricorderà l’accaduto al risveglio.
La fase del sonno in cui si verifica e l’assenza di ricordo ci permettono di distinguere il sonnambulismo da disturbi del comportamento del sonno REM. Questi ultimi, a differenza del sonnambulismo, possono essere segnali di disturbi neurodegenerativi (come Parkinson, Demenza…); sono caratterizzati da un’intensa attività motoria mentre il soggetto sogna. In tal caso la persona è in grado più facilmente di ricordare ciò che ha sognato e di spiegare perché ha compiuto delle particolari azioni.
A dispetto dei timori che spesso i genitori nutrono e delle vecchie credenze popolari, il sonnambulismo non è nulla di grave! Non è spia di deficit neurologici né intellettivi. E’ importante ricordarsi che è un disturbo e non una malattia.
Si conoscono le cause?
Circa le cause non c’è ancora accordo.
Tecnicamente sembra esserci un’ ipereccitabilità della corteccia cerebrale; questo ostacola il sonno profondo e mantiene attivi i meccanismi di veglia e di sonno.
Spesso è stata riscontrata una predisposizione genetica, pertanto capita che interessi più membri della stessa famiglia. Gli studi più recenti sembrano avere individuato la causa del sonnambulismo in un’alterazione genetica; tuttavia il gene responsabile non è stato ancora identificato.
Ci sono, inoltre, alcuni fattori che possono favorire il sonnambulismo. In generale, tutto ciò che disturbi il sonno o causi frequenti interruzioni dello stesso. Un ambiente non confortevole, una malattia, lo stress sono tutti elementi che potrebbero entrare in gioco. Gli episodi, in età evolutiva, possono ad esempio verificarsi se c’è molta stanchezza; o ancora se in caso di febbre viene assunto un farmaco antipiretico, che interferisce con il sonno oppure se viene cambiato letto.
Nei bambini e nei ragazzi, talvolta il fenomeno del sonnambulismo insorge in connessione ad un disagio. Forti tensioni emotive, in genere legate alla crescita, possono trovare una possibilità di sfogo nel sonnambulismo.
Come affrontare il manifestarsi di questo fenomeno?
In genere, il sonnambulismo è un fenomeno transitorio che tende a diradarsi o a scomparire da sé. Tendenzialmente, dunque, non è necessario nessun intervento.
Ciò che si consiglia è di prevenire spiacevoli inconvenienti; lo si può fare prendendo delle precauzioni per rendere gli ambienti, in cui si possono verificare gli episodi, sicuri e protetti. Ad esempio si possono chiudere a chiave le porte che portano verso l’esterno, bloccare le finestre, mettere la sicura ai cancelletti delle scale.
Se si osserva un’associazione fra la comparsa degli episodi e situazioni di disagio che il bambino o ragazzo sta vivendo, ciò che si può fare è aiutare ad elaborare le emozioni attivate dalla fase di crescita o dal particolare evento. A seconda dell’età si può scegliere fra i diversi strumenti a disposizione a tal fine: il gioco, il disegno, la parola…
Nei casi in cui gli episodi sono presenti da molto tempo, in modo frequente e disturbante, si può chiedere consiglio a un professionista.
Come comportarsi durante e dopo gli episodi di sonnambulismo?
E’ consigliabile riaccompagnare il bambino con tranquillità e dolcezza; è importante farlo senza cercare di spiegare che ciò che sta facendo in quel momento. Lasciare che il bambino, dunque, continui a dormire, guidandolo a tornare a letto.
Si è visto che parlare durante il giorno di quanto avvenuto aumenta le possibilità che si presentino altri episodi. Dal momento che il bambino non ricorda ciò che è accaduto, si consiglia pertanto di evitare di raccontare.
Viene da sé che è importante non schernire il bambino o permettere ad altri di farlo, durante o in seguito agli episodi.
E’ possibile prevenire?
Non in assoluto. Tuttavia, la presenza di episodi di sonnambulismo potrebbe significare che la quantità e la qualità del sonno del bambino non sono adeguate. Pertanto, adottare uno stile di vita più sano e lavorare sulle regole di igiene del sonno potrebbe aiutare a prevenire.
E’ utile ad esempio:
- ridurre durante il giorno le possibili fonti di tensione;
- curare l’alimentazione;
- cercare di creare una regolarità rispetto all’orario dell’andare a dormire;
- favorire la possibilità di dormire il numero di ore di sonno necessarie in base all’età;
- nel luogo della nanna tenere una temperatura né troppo elevata né troppo bassa;
- limitare luci e rumori ed evitare la presenza di computer, tablet, cellulari e videogiochi.
Per concludere, il sonnambulismo è un fenomeno assolutamente innocuo. Con le giuste conoscenze può essere vissuto e affrontato serenamente da grandi e piccini.
Dottoressa Elisa Cozzi – Psicologa e Psicoterapeuta, consulente del sonno del bambino e del neonato
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