Oggetto transizionale. Perché l’oggetto transizionale è così importante per il nostro bambino? Come possiamo aiutarlo a sentirsi sicuro nel suo lettino, anche se noi non siamo lì con lui?
Ricordate l’oggetto che accompagnava i vostri sonni da piccoli? Vi dava conforto, sicurezza e calore… Forse anche vostro figlio ne ha bisogno per addormentarsi con serenità…
Il bambino nei primi anni di vita vive la separazione come un reale abbandono percependo un distacco tangibile; ecco quindi cosa possiamo fare per aiutarlo a tollerare e gestire la separazione notturna da noi, attraverso oggetti che ci affiancano o “sostituiscono”.
Fase neonatale
Immaginazione e fantasia sono abilità raffinate, attraverso le quali il bambino si rappresenta, si appropria e comprende come funziona il mondo. Nella fase neonatale il bambino si percepisce in totale fusione con le persone, oggetti, eventi e ambiente.
Intorno ai 16 mesi
Intorno ai 16 mesi e comunque non oltre i 2 anni, il bambino inizia a riconoscersi come separato da essi e a identificarsi con se stesso. Per questo il bambino fatica a tollerare e a rappresentarsi il distacco dalle figure genitoriali. E’ un processo lento e graduale che avviene in contemporanea alla maturazione cognitiva ed emotiva. Comprendere i bisogni del nostro piccolo, essendo rassicuranti, pazienti, gli rimanda la fiducia nelle proprie capacità di tollerare la sofferenza che questa separazione per lui comporta.
Ogni nuova tappa emotiva che costruisce un gradino sulla scala dell’autonomia, implica un costo emotivo in termini di relazione genitore-figlio. Ciò, presupponendo che si allenti parte dell’intensità di questo legame, almeno per come era vissuto e necessario all’inizio della vita del piccolo.
A 2 anni il bambino pur essendo in grado di percepire il confine tra realtà e fantasia, ma in modo labile e incostante, ha la sensazione che tutto sia possibile e vive queste due dimensioni con la stessa serietà e trasporto. L’immaginazione pone le basi per il ragionamento ipotetico che si sviluppa verso i 7/8 anni.
Tra 2 e 3 anni
Tra il 2° e 3° anno di vita il bambino inizia a capire che non sempre i suoi bisogni possono essere immediatamente soddisfatti. L’azione e il movimento, mezzi elettivi di apprendimento nel 1° anno di vita, lasciano il posto all’immaginazione e al rivivere quanto conosciuto attraverso le sensazioni.
Attraverso l’immaginazione il bambino sperimenta soluzioni alle richieste sociali, crea nuovi contesti, permettendogli così di crescere e sviluppare nuove capacità.
Il gioco simbolico e il gioco del fare finta sono le forme di gioco che consentono lo sviluppo dell’immaginazione. Attraverso il gioco simbolico il bambino si rappresenta la realtà per come la desidera; l’oggetto diventa simbolo di ciò che voglio io. Ad esempio il rotolo della carta igienica diventerà uno speciale cannocchiale; il mio orsetto Teddy spaventerà le paure della notte…
Nel corso di un lungo processo che raggiunge l’apice intorno ai 2 anni, il bambino impara a riconoscere ciò che gli è familiare da quello che non lo è, a distinguere la differenza tra sé e le altre persone e cose, consentendogli di capire che i genitori continuano ad esistere anche se non li vede, così tende ad affezionarsi a giochi o cose dalle quali non vuole separarsi.
Cos’è e a cosa serve l’oggetto transizionale
E’ il cosidetto ” oggetto transazionale “, al quale il bambino attribuisce un significato emotivo particolare. Tale oggetto riempie il vuoto lasciato dall’assenza fisica di cose o persone. Consente in questo modo di riuscire a tollerare i sentimenti di frustrazione e impotenza del non essere in grado di trovare soddisfazione all’immediato desiderio (avere con me mamma e papà) e imparare a gestire e intervenire nella realtà.
Questi oggetti e cose sono quindi per il piccolo un ponte tra il suo mondo interno (sé) e il mondo esterno (oggetti e persone); sono quindi metafora del prolungamento del legame tra lui e noi genitori. Possono essere di ogni tipo; da piccolissimi il ciuccio o il pollice, poi uno straccetto, un pupazzo, una macchinina, una canzoncina, una abitudine, la porta socchiusa. La loro funzione sarà sempre quella di ricordare la mamma o papà non presenti in quel momento e si sentirà rassicurato dalla nostra assenza, attraverso il contatto con loro.
Il nostro bambino ne avrà bisogno nei momenti di separazione difficili da affrontare per lui; ad esempio, nel momento del saluto dei genitori prima di andare a scuola o dell’addormentarsi. In questi casi, privo di un suo oggetto-ponte, potrebbe sentirsi spaesato, spaventato. Quindi situazioni gestibili, potrebbero essere vissute con grande tensione e frustrazione.
Come aiutare il nostro piccolo a tollerare e gestire la nostra assenza fisica
- lasciamolo libero di familiarizzare con gli oggetti;
- se ne sceglierà uno speciale, consententiamogli di tenerlo con sé, ogni volta che lo richiede;
- non sminuiamo il valore di tale oggetto o abitudine, ricordandoci che ha un significato per lui;
- non ridicolizziamo o non eliminiamo l’ oggetto transizionale, anche se mal ridotto;
- ricordiamo a noi stessi che il nostro piccolo sta imparando a gestire le frustrazioni (necessario per crescere bene!) e quella più difficile per lui: separarsi da noi;
- fidiamoci del nostro bambino! Quando non ne avrà più bisogno, sarà lui a non cercare più quell’oggetto transizionale;
- ci sono bambini che scelgono un solo oggetto transizionale, sempre lo stesso, altri che ne cambiano uno ogni sera;
- non imponiamogli oggetti: in quanto, non tutti i bambini hanno un oggetto speciale e non significa che ciò sia anormale;
- accogliamo la sua richiesta di crescita con fiducia, il graduale allontanamento da noi attraverso l’oggetto ponte, favorisce la crescita della sua autonomia e individualità.
Aiutiamo nostro figlio a dormire bene! Favoriamo le condizioni che a lui danno conforto e sicurezza; lasciamolo addormentare stringendo forte a sé il suo Teddy!
Giovanna Loconte – Psicologa, Psicoterapeuta
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