Si addormenta solo in braccio, cosa posso fare?
Appena lo metto giù nel lettino, quando sembra sia addormentato, si risveglia all’istante strillando! Si riaddormenta solo in braccio!
Cosa ci sta dicendo questo piccolino?
Che ha bisogno di dormire, ma che ha anche bisogno di te mamma, di “sentirti”, del tuo contatto.
L’unico modo di comunicare dei neonati è il pianto; così ci “dicono” che hanno fame, sete, hanno male da qualche parte, hanno caldo, hanno bisogno del contatto con noi.
Spesso il pianto del neonato, in particolare quello serale, se i bisogni fisici sono soddisfatti, è solo connesso al bisogno di scaricarsi da un sovraccarico di stimoli, specie nei primi 3 mesi di vita. Tanti stimoli infatti sono spesso vissuti come fastidiosi, in età successive invece sono maggiormente tollerati e ricercati.
Quindi il pianto, generalmente, non indica incapacità genitoriale nella gestione del proprio piccolo!!!
Il bimbo mangia? Dorme? Queste sono le domande che rivolgono tutti ai neogenitori. Questi ultimi, spesso, misurano la propria capacità genitoriale attraverso il riuscire a gestire queste 2 aree di vita del loro piccolo.
Tutti danno consigli, i neogenitori si sentono osservati, giudicati e impreparati… Ma impariamo a fidarci delle nostre intuizioni, delle nostre capacità e soprattutto dandoci il tempo!
Certo, siamo genitori da poco e stiamo imparando a farlo, ma noi siamo quelli che conoscono di più il nostro piccolo…
Poniamoci in ascolto, accettando quanto ci suggeriscono gli altri, perché deriva dalla loro esperienza e interesse verso di noi e verso il neonato. Ma prendiamo ciò come indicazione, possibilità! Proviamo a fidarci anche di noi, del nostro sentire e del nostro piccolino!
Ricordiamoci che non esistono capricci, esistono bisogni. Impariamo a fare questo: ascolto me, ascolto mio figlio, ascolto alcuni consigli e poi agisco.
Nei primi anni di vita, noi siamo il suo mondo, tutto ruota attorno a noi, senza il piccolo non percepisce di esistere, si sente perso. Gradualmente imparerà a riconoscersi come essere separato da noi, mentre lo accompagneremo in questo processo.
I “vizi” sono cattive abitudini, ma se invece quando ho fame mangio e quando sono sazio smetto, non avendo più bisogno di cibo, rispondo solo a dei bisogni. Se il mio piccolo si addormenta solo in braccio, vuol dire che “ha fame del contatto con me”; quando ne sarà riempito, potrò lasciarlo e riposerà sereno. Certo devo stare attenta ad “ascoltare” i suoi segnali.
Si addormenta solo in braccio: il bisogno di contatto.
Appena nato il piccolo ha un fortissimo bisogno di contatto. Ha bisogno di ricreare quell’ambiente che ha conosciuto nei 9 mesi di gestazione. Stare sul ventre della madre, sentirne il battito, i rumori del corpo e il suo odore, lo aiutano ad adattarsi al mondo fuori dalla pancia.
E’ importantissimo questo tipo di contatto nei primi 4 mesi, motivo per cui il piccolo ricerca lo stare in braccio e si addormenta solo in braccio. Se diamo la giusta risposta al bisogno di vicinanza e attaccamento, lo aiutiamo gradualmente a volgersi all’esterno, ad essere pian piano autonomo. Sì, perché infatti una buona dipendenza (necessaria a queste età del bambino) porta ad una buona autonomia e autoregolazione.
Se vogliamo aiutarlo in questo passaggio quindi possiamo tenerlo in braccio. Nel momento in cui lo addormentiamo, se non ci sono particolari esigenze, ricordiamoci di tenerlo almeno per 20 minuti; quando è addormentato poi lo possiamo mettere nel suo lettino. Questo perché il sonno dei neonati è diverso da quello degli adulti, per passare al sonno profondo il piccolo prima si addormenta nello stato di sonno leggero.
E’ importante ricordare che i bisogni cambiano nel tempo, in base alla crescita.
I bisogni sono ciò che ci porta ad agire e a ricercare i mezzi per soddisfarli. Ovvero sono la motivazione ai nostri comportamenti. Possiamo immaginarceli, come secondo il modello proposto da Maslow (1954), disposti gerarchicamente su una piramide:
- alla base ci sono i bisogni primari fisiologici connessi alla sopravvivenza (bere, mangiare, dormire, di termoregolazione, ecc.);
- al secondo livello della base, ci sono i bisogni di sicurezza (protezione, prevedibilità, a livello familiare, di salute, ecc);
- al terzo livello, i bisogni di appartenenza (essere amato ed amare, essere parte di una comunità);
- al quarto livello verso il culmine della piramide, i bisogni di stima (essere rispettato, approvato, riconosciuto);
- al quinto livello, il culmine della piramide, i bisogni di autorealizzazione (realizzazione propria identità, ruolo sociale…).
Soddisfare appieno i bisogni più in basso, alla base di questa piramide, consente di fare emergere e potersi dedicare a quelli ai livelli superiori. I bisogni possono presentarsi anche a più livelli contemporaneamente; possono avere più urgenza rispetto ad altri, in funzione del momento della nostra esistenza che stiamo vivendo. Questo presentato infatti è solo un modello schematico; può però aiutarvi a comprendere che se non dormiamo abbastanza, non siamo in uno stato di benessere che aiuti a dedicarci al meglio al nostro piccolo.
Per cui, appagare i nostri bisogni e del nostro bambino, significa esserne nutriti e provare emozioni positive. Quando non riusciamo a soddisfare questi bisogni, o lo facciamo in parte, i nostri vissuti e quelli di nostro figlio, saranno negativi.
Anche la mamma ha i suoi bisogni che si adattano alle nuove richieste di fusione del piccolo, ma non sempre è facile sostenere il ritmo. Per questo si può provare ambivalenza nell’accudire il proprio bambino. Dobbiamo accettare ciò che proviamo e rispondere ai bisogni possibili in quel momento o posticiparli a quando potranno essere esauditi.
Un bisogno fondamentale per la mamma nei primi mesi di vita del piccolo, è quello di sonno e di dormire appena possibile.
Può allora essere utile fare la lista della priorità e anche farsi aiutare da qualcuno nel tenere il piccolo mentre lei dorme. Una mamma ben riposata infatti, riesce a rispondere meglio ai bisogni del suo piccolino.
Dare risposta ai bisogni del nuovo arrivato costruisce in lui un senso di fiducia e sicurezza prima verso noi e poi in sé. Se rispettiamo noi per primi i suoi bisogni, gli insegniamo gradualmente che deve rispettare anche i nostri! Gli insegniamo a rispettare se stesso e gli “altri” in generale!
Giovanna Loconte Psicologa – Psicoterapeuta
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